Geo Bruschi è un fotografo del mondo, ha viaggiato tutta la vita, per curiosità, per desiderio di conoscenza, per attrazione verso l’ignoto, per un’esigenza interiore che lo ha spinto continuamente alla scoperta dell’uomo e del suo territorio nei luoghi più remoti della Terra. Intrepido e comunicativo, ha instaurato un dialogo con le etnie più svariate, superando diversità di linguaggio, di costume e di cultura. E’ stato più volte in Africa, in Cina, in India, nelle Americhe, in Australia, Oceania e Russia. Ha raccontato la sua verità con immagini, forme e colori fedeli al reale, ci ha avvicinato alle persone cercando di cogliere tutta l’espressività di uno sguardo, i lineamenti di un volto, la postura di un corpo. I suoi ritratti di donne, uomini e bambini, ovunque nel mondo siano stati realizzati, rivelano l’umanità nella sua essenza. Così i paesaggi: deserti, mari, foreste, valli, montagne, lasciano trasparire un’unica bellezza, quella della nostra madre Terra.
Quanto esiste, se non contaminato, è perfetto, questo è il messaggio di Geo, la sua è dunque la stupita osservazione di chi vuole porgere l’armonia di una visione e preservarne tutta l’unicità. Straordinariamente, dopo l’esaurirsi di un percorso dimostratosi ricco di conoscenze, per un’esigenza insita nella natura umana, e in una fase matura della vita in cui il tempo si fa più prezioso, la materialità perde la sua attrattiva ed emerge il desiderio di entrare in contatto con la parte spirituale dell’uomo. La ricerca di Geo si trasforma, porta la sua attenzione su un mondo più vicino: dopo Venezia con le Chiese, i tempestosi tramonti sui canali, le maschere del Carnevale, le vetrine luccicanti, torna a Firenze e dopo aver fotografato le magnificenze monumentali, riscopre il mondo famigliare. Ecco gli interni della casa, i fiori dello splendido giardino; fotografa con occhi nuovi, sperimentando incessantemente. Gioca con la pioggia che si posa delicatamente su foglie e fiori creando trasparenze ed effetti luminosi, gioca con i riflessi della luce realizzando originali sovrapposizioni. La ricerca continua. La notte, quando non riesce a dormire, si alza e sale sul terrazzino, un piccolo osservatorio sul tetto della sua villa che si affaccia sulle colline di Bagno a Ripoli. Da qui fotografa la luna, racconta lo scorrere delle nuvole, osserva con la meraviglia e lo stupore di un bambino i movimenti del cielo e le albe all’orizzonte. La luce notturna diviene la sua compagna; chino sulla macchina fotografica, “tratteggia” i contorni del cielo, cattura chiaroscuri, bagliori ed ombre, fino a quando le tenebre cadono svelando la bellezza di un nuovo giorno.
Geo arriva progressivamente a “svuotare” le sue fotografie dei contenuti fino ad oggi preferiti. Non potendo viaggiare per il mondo, intraprende un percorso alla ricerca di una “realtà pura”, liberata dalla rappresentazione di dettagli descrittivi e prosegue il suo cammino nella dimensione psichica dell’immaginario, giungendo all’astrazione: è tempo di oltrepassare il confine dell’ombra e di guardare alla luce, una luce guida che innesta nuove vibrazioni e sostiene il cambiamento dell’essere: Geo apprende così a “disegnare la luce”.
La raccolta di fotografie scelte per questa esposizione rappresenta dunque una novità, un genere che non ci saremmo aspettati da un fotografo di reportage. In realtà, si tratta del risultato di un lungo percorso di ricerca e di sperimentazione, ma anche di un gioco genialmente creativo e della riconferma di una vitalità curiosa ed ininterrotta che non ha mai voluto darsi per vinta.
Dopo aver percorso le strade del mondo, spostandosi dall’Omo Valley alla Via della Seta, dal Madagascar alla Malesia, dalla Birmania agli Stati Uniti, da Gerusalemme all’Islanda, dall’India alla Mongolia, Geo, che non ha mai smesso di interrogarsi e di studiare il significato stesso della vita, oggi, con questa sorprendente e nuova produzione, di grande fantasia ed espressività luministica, rivela che l’essenza della luce sta in noi stessi, nel piacere di realizzare un sogno personale, nel continuo innamorarsi della vita, nella capacità, malgrado “l’autunno” incombente, di saper accendere nuove luci. Eleonora D’Aquino